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Secondo la ricerca Istat “Noi Italia” il cinema è la nostra principale attività culturale fuori casa: un italiano su due nel 2011 ha visto un film sul grande schermo, con un aumento di più del 10% dal 1993.
Del resto abbiamo alle spalle una gloriosa cinematografia, un importante festival internazionale e artisti apprezzati dentro e fuori i confini nazionali. Eppure nel 2011 si sono staccati meno biglietti rispetto al 2010. Colpa della crisi economica? Sicuramente in Italia l’instabilità finanziaria non aiuta i consumi culturali: ormai una famiglia che vuole andare a vedere un film in 3D spende tra una cosa e l’altra 50€ per una serata fuori casa.
Il 2011 è stato però un anno economicamente incerto per tutti i grandi paesi europei, eppure altrove il cinema non ha avuto la stessa battuta di arresto. Il problema è che non solo noi italiani partiamo da una bassa spesa pro capite per i consumi culturali (Istat ci ricorda che è un indicatore chiave del welfare nel lungo periodo), ma sembriamo anche reattivi a tagliare ulteriormente questa spesa quando il futuro si fa incerto.
Se infatti confrontiamo i biglietti staccati nel 2011 rispetto al 2010 nei principali mercati europei emergono questi risultati:
Country |
Admissions |
Var. 2011 vs. 2010 |
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101,3 MIO |
-7,9% |
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215,6 MIO |
4,2% |
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171,6 MIO |
1,4% |
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129,6 MIO |
2,4% |
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94,4 MIO |
-7,1% |
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30,4 MIO |
8,0% |
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960 MIO |
-0,4 % |
Il totale Europa segna dunque un leggero decremento soprattutto per via di Spagna e Italia. Ci stiamo quindi allontanando dai consumi cinematografici dei più dinamici paesi europei? Succede solo per un taglio delle spese “superflue”? Quali conseguenze può avere sul livello di cultura generale delle persone?
Un altro aspetto molto interessante è la classifica dei top ten nei diversi paesi.
Top 10 2011 |
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1 |
Che bella giornata |
Quasi Amici |
Harry Potter 7- Parte 2 |
Harry Potter 7- Parte2 |
2 |
Harry Potter 7- Parte 2 |
Niente da dichiarare |
Il discorso del re |
I Pirati dei Caraibi 4 |
3 |
Immaturi |
Harry Potter 7- Parte 2 |
The Inbetweeners Movie |
Kokowaah |
4 |
Qualunquemente |
Le Avventure di Tintin |
I Pirati dei Caraibi 4 |
Una Notte da leoni 2 |
5 |
Breaking Dawn- Parte 1 |
I Pirati dei Caraibi 4 |
Una Notte da leoni 2 |
Transformers 3 |
6 |
I Pirati dei Caraibi 4 |
Il Gatto con gli stivali |
Breaking Dawn- Parte 1 |
Il Gatto con gli stivali |
7 |
Sherlock Holmes 2 |
Breaking Dawn- Parte1 |
Transformers 3 |
Breaking Dawn- Parte1 |
8 |
Femmine contro maschi |
Il Pianeta delle scimmie |
Sherlock Holmes 2 |
I Puffi |
9 |
Kung Fu Panda 2 |
Il Discorso del re |
Le Amiche della sposa |
Fast & Furious 5 |
10 |
Fast & Furious 5 |
Cars 2 |
Il Figlio di Babbo Natale |
Il Discorso del re |
Leggendo la classifica italiana emergono, a mio avviso, due macro tendenze.
- La prima, già ampiamente affermata sul mercato internazionale da anni, è il successo dei sequel, che in qualche modo sono diventati un genere a se stante. Tutti i film stranieri nei primi 10 appartengono in un modo o nell’altro a tale categoria: questo è un aspetto positivo per i produttori di cinema, che si trovano così a fare investimenti “sicuri” e duraturi nel tempo, ma temo sia anche un limite per idee nuove e sceneggiature non già affermate.
- La seconda tendenza è la forte presenza in classifica di personaggi televisivi: da Zalone, a Bisio, Ambra, la Littizzetto, Albanese, Luca e Paolo, fino ai Soliti Idioti appena fuori dal podio, sono tutti protagonisti dell’intrattenimento affermatisi grazie soprattutto al piccolo schermo.
E forse tra le due tendenze ci dei punti di contatto: gli italiani vanno al cinema a vedere film già noti o dove si pensa di andare sul sicuro perché vi recitano personaggi conosciuti in TV. La televisione può avere un ruolo importante anche per i sequel, poiché in molti casi ottengono più successo del primo capitolo: alcuni guardano il numero 1 sul divano di casa, e se poi piace vanno a vedere il seguito al cinema.
È così anche negli altri paesi? Per la Francia è stato un anno incredibile, non tanto per il giustamente premiato “The Artist”, solo 24esimo al box office, quanto per “Quasi Amici” (Intouchables), enorme successo europeo, e anche per “Niente da dichiarare” dello stesso regista di “Giù al Nord”. “Quasi amici” è un caso interessante, poiché è un film tratto da un romanzo con protagonisti un tetraplegico e un uomo di colore. Certo, anche in questo caso la TV ha un ruolo influente, dato che il protagonista Omar Sy è un celebre attore comico di Canal+, ma la storia ha dimostrato un appeal più ampio dei confini di produzione, come testimonia il grande successo in tutti i mercati europei. E anche “Niente da dichiarare” sancisce la popolarità di Dany Boon, attore, regista e sceneggiatore affermatosi proprio grazie al cinema. Significativo ancora una volta che da noi sia stato scelto Bisio, star della comicità televisiva, per la trasposizione italiana del film.
In UK dietro a Harry Potter hanno sbancato al botteghino “Il discorso del re”, e “The Inbetweeners Movie”: se il primo è una produzione cinematografica con un cast eccellente su un emozionante momento storico (e la storia è maestra di vita per tutti, si sa), il secondo è la trasposizione cinematografica di una serie televisiva. Quindi la TV “orienta” il cinema come da noi? C’è una bella differenza. Parliamo di una serie alla terza edizione, pluricandidata ai BAFTA e premiata dal pubblico; quale serie tv italiana potrebbe andare al cinema e riempire le sale facendosi pagare un biglietto? Ci ha provato da noi il divertente Boris, ma con risultati purtroppo deludenti. “Inbetweeners” si inserisce inoltre nel filone delle serie tv inglesi che stanno appassionando pubblici di tutto il mondo, come “Misfits” e “Sherlock Holmes”. È vero che queste serie hanno il vantaggio della lingua inglese, che le rende immediatamente accessibili a un vasto pubblico mondiale, ma se tanti le vedono è perché in UK anche la TV sta portando avanti linguaggi verbali, di scrittura e registici innovativi e originali e quindi vale la pena anche pagare il biglietto per andare al cinema.
Per concludere la panoramica europea, al box office tedesco ha trionfato “Kokowaah”, un film sul rapporto tra un padre e una figlia nata da un’avventura di una notte. Si tratta in questo caso del successo di un autore e attore puramente cinematografico che ha saputo divertire e emozionare milioni di tedeschi.
Sembra insomma che gli altri grandi mercati abbiano un legame meno forte con il mondo televisivo o che sappiano produrre contenuti televisivi con un taglio e un appeal cinematografico.
L’elemento che invece accomuna tutte le classifiche è l’importanza dei blockbuster americani, capaci di portare nelle sale un vasto pubblico, dai giovani, alle famiglie, ai più anziani. Diventa allora sempre più strategico fare uscire i film in altri paesi il più vicino possibile alla data americana, per evitare che gli spettatori più tecnologici e disinvolti si attrezzino alla visione autonomamente, appena il film è disponibile sul celebre torrente…
Per concludere, non è certo un caso che proprio Italia e Spagna abbiano avuto un calo di biglietti venduti, ma oltre a biasimare la situazione economica, è possibile pensare a strategie per portare più persone al cinema?
Come già detto occorre probabilmente ripensare al frequente modello di importazione dei film mesi dopo l’uscita in US, che può essere controproducente per gli incassi finali dei film in lingua inglese. Inoltre, anche la presenza nelle nostre sale di alcuni titoli in lingua originale può essere un deterrente alla pirateria, e in generale per una fetta di pubblico uno stimolo a godere di alcuni titoli sul grande schermo. Internet ha infatti modificato le abitudini di consumo dell’entertainment e una fetta sempre più significativa e commercialmente (e culturalmente) importante della popolazione vede tranquillamente film e serie sottotitolate, godendosi la recitazione originale: da Lost in poi è cambiata la percezione del tempo che è lecito attendere per vedere quello che piace ed è già disponibile da qualche parte in inglese.
Inoltre, il fatto che il nostro cinema sembra essersi così appiattito sulla TV non potrebbe lasciare insoddisfatta una fetta di pubblico che vorrebbe sì titoli italiani, ma magari anche di altri generi oltre alla comicità da canale generalista?
Infine, se è dalla TV che oggi nasce il cinema (e se il piccolo schermo non è più il viale del tramonto delle star del cinema), allora l’attuale banalità e ripetitività dei contenuti televisivi non rischia alla lunga di danneggiare anche la qualità del nostro cinema? Forse oggi la strada per un cinema migliore passa anche per un nuovo ruolo della TV come luogo in cui si sperimentano e introducono nuovi linguaggi.
Le tabelle sono frutto del duro lavoro di Mauro Tosca.
Fonti: per i dati italiani Audimovie, per i dati europei Euromed Audiovisual.
Di come la curiosità, l’ostinazione e la fortuna alla fine portino il viaggiatore a destinazione.
Mettiamo il caso che uno voglia andare in treno da Rimini a Genova, anzi per l’esattezza a Camogli, per dare un colpo all’Adriatico e uno al Tirreno nei giorni di festa.
Il viaggiatore abbastanza evoluto va sul sito di Trenitalia e scopre, con sorpresa, che la soluzione consigliata dura 5ore e 23minuti, ti fa rimbalzare addirittura su Milano e soprattutto costa quasi 60€. A Milano? 60€? Per fortuna il nostro viaggiatore era già andato in Liguria e ricorda vagamente traiettorie per Voghera e Tortona. Insospettito, si agita, guarda meglio e nota il tasto “tutte le soluzioni”: qui scopre che c’è una combinazione possibile che parte un po’ prima, arriva leggermente prima, dura 5ore e 42minuti, e soprattutto costa solo circa 30€.
Trenta euro per venti minuti di differenza sembrano decisamente un affare. Il problema è che questo viaggio prevede ben due cambi: uno a Piacenza con nove minuti di tempo e un altro ad Alessandria con soli sei minuti. Il nostro viaggiatore riflette che quei soldi sono una cena completa e buonissima da Chiapparino e decide di osare, seccato perché la soluzione largamente più conveniente non viene mostrata insieme alle altre. È un suo diritto decidere se vuole rischiare di restare bloccato per sempre in un fazzoletto di terra tra Emilia-Lombardia-Piemonte-Liguria.
Prova a prendere il biglietto online, ma bizzarramente nel menu a tendina non compare la tariffa standard, l’unica che gli servirebbe, ma solo una serie di tariffe non proprio intuitive e che non lo riguardano. L’ostinazione dilaga e il viaggiatore va a fare il biglietto in stazione nella macchinetta automatica, dove comunque sarebbe dovuto passare con il codice prenotazione perché il ticketless non vale per i treni regionali.
Acquistato il biglietto, il viaggiatore parte con il regionale per Piacenza in perfetto orario. A bordo, aiutato o sobillato dalle diavolerie tecnologiche, inizia a seguire il viaggio passo a passo con l’applicazione Pronto Treno, che lo aggiorna in tempo reale e piuttosto bene sull’arrivo e la partenza previsti, e diventa quasi un gioco in ogni stazione. Fuori bellissime immagini di foglie autunnali e nuvole leggere. Dentro una signora salta la propria fermata e ride serena, pensando che il treno fermasse anche a Sant’Ilario, stazione che al nostro viaggiatore fa sempre venire in mente De Andrè e le puttane, con tutto il rispetto per l’adorabile signora che viaggia col sorriso sulle labbra.
Il treno, occorre dirlo, spacca letteralmente il minuto a ogni stazione e si avvicina a Piacenza. Il nostro viaggiatore inizia a controllare l’altro treno che deve prendere, il Piacenza-Torino con fermata ad Alessandria, e anche quello pare puntuale. Il viaggiatore sente il messaggio “siamo in arrivo nella stazione di Piacenza, termine corsa del treno” e si alza. Tira giù la valigia e sente un secondo annuncio: “il treno prosegue per Torino e ferma a blablabla”. Un momento, è esattamente il treno con cui avrebbe il cambio. Il viaggiatore nota che la maggior parte delle persone è ancora seduta e questo è effettivamente strano per un treno al capolinea. Allora chiede lumi alla propria vicina che gli risponde: “sì, questo treno fa così: a Piacenza cambia numero, ma non si ferma mica, prosegue per Torino”. La notizia è ottima, però al viaggiatore girano un po’ le scatole, dato che la soluzione che Trenitalia non proponeva ha in realtà un cambio solo esattamente come quella con rimbalzo a Milano, quindi tutto sommato non così scomoda! La spiegazione che si dà è questa: non esistendo più i treni interregionali, il treno sembra finire a Piacenza, ma nella pratica alcuni viaggi interregionali esistono ancora con treni che cambiano numero, che quindi sembrano treni diversi, ma sono gli stessi di una volta.
Il viaggiatore prosegue per Alessandria con lo sguardo curioso di chi viaggia sempre sulla stessa linea e all’improvviso si trova in altre stazioni, per altri paesaggi. Continua il gioco del confronto tra due treni: il suo si ferma in aperta campagna e prende ritardo, mentre il treno da Torino viaggia improvvisamente in anticipo, il maledetto. Passa un controllore, il viaggiatore prova a fermarlo per chiedere informazioni e il controllore dice che non ha tempo in quel momento e che ripasserà. Passa un’altra stazione, secondo Pronto Treno i due treni arriveranno e ripartiranno da Alessandria esattamente alla stessa ora e quindi urge parlare con il capotreno, che non ripassa.
Il viaggiatore prende la sua roba, percorre tutto il treno e lo trova seduto comodamente a parlare con un collega. Si ricorda che occorre usare pazienza e cortesia con colui che ci può dare una mano, ma che potrebbe non farlo semplicemente perché ha il potere di non farlo. Racconta che deve fare un cambio per Genova, ma forse non avrà tempo. Il controllore risponde che le coincidenze non esistono più, il viaggiatore si scusa, sorride, dice di saperlo, ma che ecco, trattandosi davvero di un minuto alle volte succede che da un treno si chiami l’altro per sapere se può aspettare e dare il tempo alla gente di salire. Il capotreno si convince, chiama e ottiene risposta affermativa: l’altro aspetterà una manciata di minuti, quel che basta. Il viaggiatore va verso la porta e viene raggiunto da un signore dall’aspetto umile e modesto che lo ringrazia, perché anche lui aveva chiesto la stessa cosa al controllore che però gli aveva fatto spallucce. Cosa si diceva di chi può non aiutarti? Si aggrega anche una ragazza, che racconta che a lei succede spesso di fare questa corsa, e che in genere il treno aspetta, perché c’è un controllore che fa lo stesso cambio per scendere a Novi. Il viaggiatore si diverte molto con questi aneddoti locali e aggiunge che secondo il sito, se si perde “la coincidenza”, c’è poi un altro modo per arrivare a Genova ed è una combinazione di autobus fino a Tortona e poi da lì in treno. Chi lo sapeva e chi no: i viaggi sono così. A quel punto passa l’interlocutore del capotreno e avverte che il treno è fermo al binario 4. Gentilissimo.
Arrivano ad Alessandria, scendono, fanno il sottopassaggio, salgono sul binario 4 ed è fatta. Il viaggiatore sale in prima classe, perché nei treni regionali, quelli veri, la prima classe non esiste, ma a volte usano treni predisposti per averla, per cui tanto vale approfittarne. Si appiccica subito col naso al finestrino per la nuova tratta e la sua curiosità viene ampiamente ripagata quando il treno ferma, se gli credete, a Frugarolo Bosco Marengo e ci sono anche persone che ne approfittano per scendere. Il passo finale è il biglietto Genova-Camogli, che è un treno in partenza dal binario 2 sotterraneo, e quando il viaggiatore aveva provato a comprarlo online, di nuovo il sito dava due cambi e non lo faceva acquistare, perché considera Genova Principe e Genova Principe Sotterranea come due stazioni separate, invece sono solo una scala mobile di differenza.
La morale è che il treno è partito da Rimini alle 15.53 come previsto ed è arrivato a Camogli alle 22.53 come previsto e nel complesso il viaggiatore ha fatto il coast to coast con 30€ in totale, che è poco. Il viaggiatore, però, voleva fare sapere che esiste un treno che termina la sua corsa, ma in realtà non la termina, che Principe e Principe Sotterranea sono la stessa cosa, checché se ne dica, che a volte online si trova tutto tranne la tariffa standard, che le coincidenze non esistono più, ma a volte i treni aspettano, e che nei regionali ci sono i sedili di prima classe anche quando la prima classe non esiste.
Oggi non parlerò di gaming, ma proverò a scrivere alcune considerazioni sui social network e i party.
Numerose ricerche ci testimoniano che i social network sono una delle attività di maggiore successo e interesse per gli internauti: personalmente passo-perdo-investo gran parte del mio tempo online su Friendfeed e mi capita spesso di pensare a quanti e quali meccanismi si creino al suo interno.
Immaginando Friendfeed come una festa a cui tutti possono potenzialmente partecipare, diciamo la FriendFeast, secondo me è bene tenere a mente alcune delle seguenti dritte:
1. È più comodo arrivare con un invito: ogni festa ha i suoi imbucati, si sa, e in ogni festa ci sono quelli che si aggirano solitari con in mano un’oliva all’ascolana e un rosè. Prima o poi si conosce qualcuno, ma dipende quanto si è pazienti o socievoli. Se invece venite presentati da chi è già alla festa da un po’, come ha fatto LaFra con me, troverete più facilmente qualcuno che mi rivolgerà parola e brinderà con voi. Insomma, se siete appena arrivati e non conoscete nessuno, provate almeno a imbucarvi nel cocktail di benvenuto.
2. Non presentarsi a mani vuote: anche se non vedete l’ora di avventarvi sul buffet, è buona norma portare qualcosa alla padrona di casa, che sia il vino, il gelato, o cappellini e trombette. Ovvero portate alla FriendFeast la vostra attività in rete, fate capire che avete qualcosa da dire, se conoscete già qualcuno fatevi riconoscere (presentarsi sempre con lo stesso nome è un buon inizio): gli altri avranno l’impressione che non siete lì per caso, che non ve ne andrete prima della tombola e che anzi potrebbero incontrarvi in altre feste. Tra l’altro la FriendFeast è un ottimo modo per dare visibilità a quello che portate, dato che se è buono gli altri vi faranno almeno un sorriso.
3. Cercare i propri simili: non è bello arrivare a una festa e trovare qualcuno vestito esattamente come noi, ma forse è peggio vestirsi da fatina quando tutti hanno la spilla da balia in bocca. La cosa più comoda è iniziare a parlare con chi ci somiglia. Se siete imbellettati come Rossella O’Hara, cercate qualcuno che apprezzi il cinema, se vi atteggiate come Master Chief, cercate qualcuno che capisce chi siete: è una festa molto grande, trovare chi ha i vostri stessi gusti è un buon modo per farvi conoscere senza essere invadenti.
4. Chiedere consiglio: alle persone piace sentirsi importanti e dare la propria opinione anche se non richiesta. Tra l’altro ci sono alcuni che hanno un’opinione granitica su praticamente tutto lo scibile umano. Se vi aggirate per la festa chiedendo come si usa la carta da forno, quale conto corrente aprire o quale canzone d’amore vi strugge di più, probabilmente qualcuno vi risponderà e potrete farvi un’interessante idea di quello che pensano gli altri.
5. Andare in salotto a vedere la tv: una delle cose divertenti di questa festa è che si può tranquillamente andare a vedere la tv e nessuno si offende, anzi, si trova spesso il divano già occupato. L’unione fa la forza e se prima era da sfigati restare in casa a vedere San Remo mentre tutti uscivano, alla FriendFeast si esce con gli altri restando tutti a casa propria a vedere San Remo. Non è vero che i più “cool” della festa non vogliono la sala tv, solo che la vogliono in un posto che per loro è cool e che li faccia sentire tali per dare vita al gruppo d’ascolto.
6. Comprare la cartella per la tombola: quando la conversazione cala e il buffet scarseggia, bisogna sperare che i padroni di casa abbiano organizzato un gioco. Giocare insieme è da sempre uno dei modi più spassosi per socializzare, soprattutto se la tombola prevede la collaborazione di più persone e se chi l’ha organizzata sa come funziona la festa. Questa persona si guadagnerà fama e gratitudine.
7. Scovare le stanze segrete: ogni festa che si rispetti ha i suoi privè, le stanze dove ci si imbosca, dove la calunnia è un venticello, dove senza un invito non entra nemmeno la luna. Qui c’è poco da fare, giocatevela bene nella sala principale e quando qualcuno vi fa l’occhiolino, non fatevi sfuggire l’occasione.
8. Uscire dalla torta ed esibirsi: qualcuno deve pure fare animazione. Si sa, chi si espone si prende gli applausi e le critiche, ma in fondo fa un piacere a tutti dando qualcosa di cui (s)parlare. Potete mettervi improvvisamente a cantare, potete piazzarvi su un tavolo e fare polemica, potete anche fingere di dire qualcosa sottovoce sapendo che vi sentiranno tutti. Magari vi daranno delle trequartiste, ma tutti sapranno chi siete se è questo che volete.
9. Parlare di altre feste: per alcuni andare a un party è un impegno, per altri un’occasione, per altri ancora quasi una professione. Se vi piace organizzare incontri, siete nel posto giusto per dirlo e per fare in modo che qualcuno venga. Spesso il successo della vostra iniziativa è misurabile dalla quantità di lamentele degli esclusi e sappiate che chi parteciperà farà di tutto per farlo sapere agli altri immortalandosi gli uni con gli altri con le reflex in una specie di mezzogiorno di foto.
10. Fare i complimenti alle piastrelle: prima di uscire, ricordatevi di dire qualcosa alla padrona di casa, ringraziatela, fatela sentire apprezzata. Alla fine la maggior parte delle persone è alla festa per un solo motivo, ma si può sempre raccontare che si era interessati alle piastrelle.
Alla fine l’unica cosa che mi manca è cronista indiscreta della festa, una Gossip Girl che sia “your one and only source into the scandalous life of the FriendFeed elite”, ma chissà, magari è in una stanza segreta in cui nessuno mi ha invitato.
Il rientro al lavoro ad agosto non è molto facile, nè divertente. La città è deserta (il che può anche essere affascinante), non c’è nessun bar aperto per un cappuccino e continui a ricevere messaggi di persone in vacanza o a vedere le loro foto messe in diretta su Facebook. Poi su Friendfeed inizi anche a vedere strani messaggi di persone che giocano un jolly nel loro feed per superare il turno di un gioco.
Gli ingredienti per stimolare la mia curiosità ci sono subito: c’è un social-network, ci sono persone che più o meno conosco o con cui mi piace interagire, c’è un gioco per passare il tempo nei momenti di cazzeggio online (si può dire online?).
Ho scoperto così il GioconeFF di Adamo Lanna/4passi, il primo esperimento ludico che ho trovato su Friendfeed.
Si tratta di un gioco a livelli, in cui, ad ogni passaggio, corrisponde un tipo di gioco diverso, che richiede abilità diverse, anche si base serve pazienza e una buona conoscenza delle persone su FF. Per fare alcuni esempi: si passa dal cruciverba, all’indovina chi, al riconoscimento degli avatar, a quello dei piedi (che ricordo ancora come una fatica immane), alla lettura delle labbra di 4passi, alla poesia misteriosa. Ogni volta occorre mandare un messaggio privato a 4passi, attendere con trepidazione che convalidi la soluzione (un’emozione simile a quando ti riconsegnano il compito in classe) ed essere invitato al livello successivo.
C’è poi un livello mitico, il 9: il gioco di carte di Magic con i personaggi di FF! Ammetto tutta la mia invidia per chi ha ricevuto una carta con la propria persona: per me è diventato un segno di prestigio e celebrità. In pratica, a ogni carta è attribuito un punteggio più o meno positivo (ben collegato a come si comporta quella persona su FriendFeed) e si gioca collaborando o ostacolandosi a vicenda fino a che non si raggiungono 15 punti.
4passi è stato molto furbo, perchè ogni volta che si intende comprare/scartare una carta, bisogna dichiararlo nel proprio feed e ottenere dei like dagli altri, amplificando notevolmente la popolarità e la visibilità del gioco. Ci sono stati momenti in cui la maggior parte dei messaggi che vedevo erano del tipo “gioco il jolly nel #gioconeFF per comprare Dania”. Alcuni, più sfortunati, si sono ritrovati a scrivere “gioco il jolly nel #GioconeFF per comprare I love Pompini”
Ormai “giocare il jolly per” è diventato un modo scherzoso per esprimere un desiderio.
Un alto aspetto molto divertente è la collaborazione che viene richiesta in alcuni livelli per superare il turno: in questo modo si conosco altre persone e si amplia la rete dei propri contatti senza dovere fare spam (da quando gioco i miei contatti sono aumentati).
Io al momento sono al livello 16, intento a fare anagrammi di personaggi famosi e di ragazze presenti su FF (altro modo per scoprire chi c’è e per aggiungere persone al proprio network), e se considerate che ho iniziato quasi 2 mesi fa, capirete che il gioco è davvero ben fatto.
Qualche tempo fa avevo parlato di un esperimento di gaming su Twitter, ovvero Spymaster. Avevo provato a giocare e mi ero accorto che la visibilità che il gioco cercava di guadagnarsi attraverso i social-network era un po’ parassitaria: alle persone che mi leggono non interessava molto sapere che io stessi cercando di assassinare qualcuno che non conoscono, nè a me importava più di tanto farglielo sapere.
Allora mi sono chiesto: perchè è stato così bravo Adamo nell’inventare questo gioco?
Prima di tutto perchè ha molti subscribers ed è molto attivo (almeno online; 4passi, passami la battuta), quindi una iniziativa lanciata da lui ha una buona base di partenza. Poi ha esperienza in quello che fa ed è bravo, dato che prima lavorare per una rivista di enigmistica. Ha creato un diversivo per un ambiente in cui il cazzeggio è all’ordine del giorno. Ha stimolato la componente social, creando giochi di squadra, o facendo in modo che le soluzioni si dovessero pescare andando a scoprire nuove persone . E infine si è inventato un meccanismo per cui le persone sono invogliate a parlare del gioco e a mostrarlo ai propri contatti.
Insomma, se qualcuno volesse lanciare un gioco per Friendfeed, ma forse può valere anche per altri social-network, nel suo kit dovrebbe prevedere:
- un “superuser” che garantisca visibilità e di cui le persone si fidino (altrimenti nessuno vi nota)
- un meccanismo per stimolare attivamente la viralità (altrimenti le persone si sentiranno usate e finiranno per disattivare gli aggiornamenti automatici)
- una componente social che giustifichi la propria presenza in quell’ambiente (altrimenti siete fuori luogo)
Se non avete questi ingredienti, lasciate perdere, abbiamo già il GioconeFF.
Sono graditi commenti, ma ancora di più soluzioni per i livelli successivi!